Le cose nostre che sono tutto intorno e che, se le si osserva bene, sono in grado di raccontare chi noi siamo, da dove veniamo e dove stiamo andando: ciò può però accadere solo a patto di saperle guardare senza pregiudizi, proprio come fa il marinaio che guarda le stelle per tenere la rotta che lo fa arrivare in porto, senza lasciarsi influenzare dalla magnificenza di certe costellazioni rispetto ad altre più periferiche ed insignificanti. Le cose nostre sono come un astrolabio, indispensabile strumento di orientamento che ha funzionato per secoli, facendo sì che potessero essere conservate quelle caratteristiche in grado di garantire la sopravvivenza ai cambiamenti pur cambiando sostanzialmente pochissimo.
All’ombra del Montepellegrino i palermitani hanno parlato latino, greco, arabo, francese, spagnolo, inglese, italiano, pur conservando intatto il loro quid. Questo libro, che raccoglie parte di una rubrica pubblicata a puntate sul “Giornale di Sicilia”, altro non è se non la cronaca di un’estinzione impossibile.