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Varsalona, L’ultimo Brigante

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Francesco Paolo Varsalona aveva quarant’anni quando, nel passaggio dal diciannovesimo al ventesimo secolo, trionfava come monarca sui generis, brigante modern style e signore del delitto su un vasto comprensorio della Sicilia interna.

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La Sicilia del latifondo, la Sicilia setacciata dai Reali Carabinieri, dalle guardie di Pubblica Sicurezza, dai Bersaglieri e dai Militi a cavallo, i quali davano la caccia a banditi e latitanti reticenti alla leva; la Sicilia della mafia che andava mettendo radici e saldava un patto d’alleanza con gli agrari e con la politica da questi espressa. In questo libro Vito Lo Scrudato – oltre che la Sicilia bellissima e selvaggia delle distese di grano a perdita d’occhio di cui persino Goethe ha scritto – ricostruisce la Palermo dei Florio, piccola Ville Lumière del Mediterraneo, mèta di esponenti delle maggiori case regnanti d’Europa e di grandi nomi dell’industria e della finanza americana. La Palermo che inaugurava il magnificente Teatro Massimo e celebrava senza risparmio l’ingresso nel ventesimo secolo, epoca di progresso infinito, ma anche fonte di illusioni necessarie utili a contrastare le evidenti disillusioni sorte dopo l’Unità d’Italia: Italia che nel 1900 compiva quarant’anni, proprio quanti ne compiva Francesco Paolo Varsalona, classe 1860, autore di delitti feroci, amante insaziabile, abile gabbatore di pattuglie di Reali Carabinieri e delinquente “frutto” della sociologia del latifondo.